Parliamo di clausole abusive, quelle “trappole” che spesso si trovano nei contratti di assicurazione (e non solo). È importante sapere che chi stipula un contratto, ignaro del fatto che quest’ultimo contenga delle clausole di questo genere, non ne risulta vincolato, stando alla direttiva europea che disciplina la materia. Semmai il problema è un altro e cioè quello di stabilire quando una clausola si può definire abusiva e pertanto impugnabile.
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L’ultimo caso all’esame della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha portato la stessa a dichiarare nella sentenza del 23 aprile 2015 che il contratto di assicurazione deve esporre in modo trasparente, preciso e intellegibile il funzionamento del meccanismo di assicurazione, non solo da un punto di vista grammaticale ma anche con termini e criteri chiari in modo che il consumatore possa facilmente capire a quali conseguenze va incontro.
Questa sentenza scaturisce dal caso all’esame della Corte, riguardante un consumatore francese che, avendo stipulato due mutui immobiliari con la banca, si era assicurato con un “contratto di assicurazione di gruppo”, con la garanzia di un rimborso del 75% delle rate del mutuo nel caso d’ infortunio sul lavoro. Circostanza che si è poi verificata e che ha lasciato l’uomo con inabilità permanente parziale al lavoro. Il medico dell’assicurazione ha stabilito che l’uomo seppur a tempo parziale poteva comunque lavorare e pagare le rate del mutuo, permettendo così alla compagnia assicurativa di non prendersi carico dell’onere del pagamento, come previsto appunto dal contratto firmato anni addietro. È in corso il processo per accertare appunto l’eventuale carattere abusivo della clausola.