La polizza anti infarto non ha varcato le frontiere della Spagna

Risale a un qualche anno fa la curiosa notizia che la BBVA, banca spagnola che sponsorizza la Liga Spagnola, decise di offrire gratuitamente a tutti gli spettatori paganti di una partita allo stadio una polizza che li assicurasse in caso di infarto: in caso di morte o invalidità permanente derivante da arresto cardiaco, verificatosi da un’ora prima dell’inizio della partita fino alla fine della stessa, sono riconosciuti fino a 25.000 € come indennizzo.

La notizia, che fece scalpore ai tempi, non ha varcato le frontiere dello stato di re Juan Carlos: peccato, l’iniziativa è senz’altro meritevole.

Assistere in tribuna una partita della propria squadra del cuore (ed è proprio il caso di dirlo) è assolutamente più emozionante che vederla seduti comodamente sulla poltrona di casa: i cori, l’atmosfera, il calarsi anche fisicamente nei panni del tifoso sfegato, così come le condizioni climatiche (le rigide temperature invernali o l’afa e il caldo torrido dell’estate) compongono una cornice unica, ma sono anche fattori che possono esporre un fisico “a rischio” a conseguenze ben più gravi.

Conseguenze di cui, stante a un’indagine pubblicata sull’European Heart Journal, gli stadi europei non sono sempre all’altezza di fronteggiare. Ben un quarto dei 187 stadi passati sotto la lente d’ingrandimento non sono attrezzati di defibrillatori automatici, ad oggi indispensabili per salvare la vita a chi abbia un arresto cardiaco in corso, il 35% non ha protocolli adeguati da seguire in simili emergenze e oltre la metà (il 52%) non ha procedure avanzate per formare e addestrare il personale a fronteggiare tali situazioni. E gli stadi campione non sono piccoli campetti di provincia dove si allenano gli sportivi amatoriali, bensì ospitano le partite di rinomati 190 club del continente.

Dunque, una vera e propria emergenza che andrebbe fronteggiata al più presto, in quanto – stando alle statistiche – il rischio di un infarto allo stadio è di 1 ogni 589mila spettatori.

Naturalmente, sarebbe auspicabile predisporre investimenti per evitare letali (o comunque, gravissime) conseguenze di un arresto cardiaco; nel mentre l’iniziativa spagnola rimane un buon esempio di tutela del tifoso e della sua passione calcistica e – perché no – un modo per rilanciare la tradizione di recarsi allo stadio e vivere con vera palpitazione le gesta dei propri campioni.

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